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Spazio dei lettori

Pubblico·8 membri

Paolo Baggia
Paolo Baggia

Da V13, pagine finali:

“Soltanto tardi mi sono reso conto che la scatola somiglia a una chiesa moderna e che al suo interno si è svolto qualcosa di sacro. Aurélie: « Ci hanno dato un luogo, e del tempo, tutto il tempo necessario per fare qualcosa del dolore. Trasformarlo, metabolizzarlo. E ha funzionato. Questo è quello che è successo. Siamo partiti, abbiamo fatto questa lunga, lunga traversata, e adesso la nave entra in porto. Scendiamo a terra».”


Paolo Baggia
Paolo Baggia

V13, Emmanuel Carrère, ed. Adelphi E dire che avevamo già parlato di Emmanuel Carrère ed eravamo indecisi nella scelta di un saggio, ora però, almeno per me, la scelta sarebbe facile. È uscito da Adelphi il suo ultimo libro dal titolo “V13”, che a me pare bellissimo. Un libro importante. V13, sta per vendredi treizième, venerdì 13 dell'anno 2015, la data degli eccidi allo Stade de France, al Bataclan e nei bistrot dell’Est di Parigi, ed è quello il nome che è stato dato al processo agli attentatori. E' questo un processo storico per la Francia, un po’ come per noi il maxi-processo di Falcone e Borsellino, in questo caso, però, più complesso perché gli autori materiali delle stragi sono tutti morti, nella gabbia al processo erano presenti: due mancati attentatori e una decina di fiancheggiatori. Il sottotitolo dell’edizione francese è “cronaca giudiziaria”, infatti, l’autore è stato presente dal 2 settembr…

Pubblichiamo una lettera di una nostra Lettrice, che ci ha chiesto di rimanere anonima


Nel giorno in cui è nata la campagna social #CoiLibriSiMangia mi è venuto in mente un episodio di cui siete involontari artefici. Ho passato un periodo decisamente complesso per molti motivi e per oltre un anno ho faticato a leggere. Io, amante della lettura oltre ogni misura, che da giovane ero stata soprannominata da mia sorella 50 pages (in omaggio al rapper 50 cent) perché non terminavo una giornata senza aver letto almeno 50 pagine al giorno... ho abbandonato i libri per più di un anno. Non mi era possibile aprire un romanzo senza che la mente si allontanasse dalle parole scritte e si facesse assalire da mille pensieri. Per oltre un anno mi sono addormentata senza nemmeno aprire il libro, cosa che non mi era mai riuscita in 47 anni.


Bene. Tempo fa ho letto…


Anche io vorrei dire ancora qualcosa su Lucy e sul rapporto con le sue figlie, un argomento che abbiamo sfiorato, ma non approfondito, mercoledì sera.


Quando Chrissy, la figlia di Lucy, rivela a Lucy di aver avuto un aborto, Lucy corre a casa sua, insieme si buttano sul divano e Chrissy piange sul petto di Lucy finchè il suo pianto non si placa.

Lucy scrive:

"...perciò ho detto - Okay, ragazzi, allora io vado. Vi voglio bene, - e loro: - Ciao, mamma, tanto bene... - come dicono sempre quando ci separiamo.

Camminando per strada ho pensato che mia madre a me non aveva mai detto ti voglio bene, e ho pensato alla cosa di Chrissy che voleva chiamare sua figlia Lucy. Mi voleva davvero bene, mia figlia! E pur sapendolo, ero molto stupita, veramente, ero sbalordita." p.36


Questo passaggio mi ha colpito molto. Lucy è chiaramente stata una madre…


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